Red garden

A Firenze, in via de' Benci, c'è un locale che quando ci entri pensi che forse non c'hanno tutti i torti quegli americani che ogni tanto si svegliano la mattina, si lavano i denti, prendono un mitra dall'armadio, vanno a scuola, iniziano a sparare all'impazzata, smarmellano gran parte degli organi dei loro compagni sulle pareti imbiancate di fresco, si infilano in bocca la canna fredda del mitragliatore e s'ammazzano.
Via de' Benci, a Firenze, sta vicino Santa Croce, che è quella piazza dove c'è la statua di Dante, mentre la tomba di Dante sta in un'altra piazza, però a Ravenna. Tutta quella zona, ma soprattutto via de' Benci, normalmente è molto frequentata da turisti americani teste di cazzo che come tutti i turisti non hanno niente da fare e si ubriacano la sera pagando otto euro un cocktail e poi sudano e vanno a ballare in questi locali che sembrano aperti solo per loro, infatti tu mica ci puoi entrare se sei un italiano e sei maschio e sei vestito come un cesso e non pagheresti mai dieci euro per un cocktail, cosa che invece farebbero loro e infatti ci entrano e fanno una fila lunghissima per pagare dieci euro un cocktail e poi vanno a ballare, gridano e sudano e l'economia della città gira. Quella sera ho conosciuto un tipo che si chiamava, non lo so come si chiamava, che non era di Firenze, era rumeno però diceva di essere di Firenze e infatti diceva "Io Firentze, io arte, rinassimento" e io gli dicevo che ero di Potenza e allora lui mi ha detto che pure lui era di Potenza, che prima aveva lavorato dieci anni a Potenza, e che anzi c'era proprio nato a Potenza, e quando gli ho chiesto ma "Potenza, Basilicata?" lui mi ha detto "sì sì Potenza, Calabria", e poi credo che ci siamo presentati e gli ho detto che mi chiamavo Pino e lui, pure lui ha detto che si chiamava Pino, e la sua faccia era proprio stupita per la coincidenza, però dopo l'ho chiamato Pino e lui non s'è girato, poi per un po' l'ho perso di vista perchè c'era un sacco di gente e noi stavamo su questa ringhiera a bere le morettoni dei pakistani e volevamo entrare in questo locale in via de' Benci, anzi non volevamo entrare perchè già sapevamo che c'avrebbero rimbalzati e allora io e altri sfigati italiani stavamo seduti su questa ringhiera a bere le morettoni dei pakistani e ci accontentavamo di vedere le fighe americane che uscivano dal locale e commentavamo ad alta voce e loro c'avevano tutte le minigonne e alcune le calze nere di quel tessuto particolare che non mi ricordo come si chiama ma che si vede tutto il culo tondo, o meglio tondo un po' quadrato, e a un certo punto lui è tornato "io Firentze" e credo fosse ubriaco ma non era ubriaco però ha iniziato ad infilare le mani da sotto le gonne di tutte le americane che passavano e gli palpava la figa, ma da davanti molto spudorato, gliela tastava a una a una e faceva la faccia da jap sharking e loro non è che facevano niente, qualcuna si divincolava, altre ridacchiavano e dicevano qualcosa in americano e allora lui è tornato verso di me e mi ha detto "io Firentze, io rinassimento".
Comunque proprio attaccato a questo locale c'è una specie di ristorante, c'è scritto Grill e qualcosa, che non dev'essere proprio buonissimo perchè non ci va mai nessuno, però è proprio attaccato, infatti se ci entri vicino al bagno c'è un corridoietto che arriva proprio a destra del bancone del locale dove ci vanno gli americani, e infatti io a furia di bere birra dovevo pisciare e ci sono entrato e da lì sono spuntato in questo locale di via de' Benci che si chiama Red Garter.
Praticamente il Red Garter funziona che ci sono due sale, una col bancone dove si fa la fila per bere e ci si struscia sul culo delle americane e l'altra dove ci stanno dei tavolini e un soppalco con altri tavolini e davanti un palchetto abbastanza alto dove c'è un signore che suona la chitarra e un computer dove passa il testo di una canzone e tu, turista americana donna, puoi salire sul palco e sceglierti una canzone e cantarla a squarciagola mentre il signore con la chitarra cerca invano di abbassare il volume del microfono mentre accompagna la base che viene dal computer con cui si fa il karaoke, che dev'essere una cosa che gli piace proprio agli americani che infatti gridano e si strappano i capelli come a top of the pops da sotto il palco, in un piccolo spazio senza tavolini dove in genere la gente balla e si struscia sul culo delle americane.
Il signore con la chitarra si chiama Carlo Conte, come Carlo Conti ma con la e, lo so perchè me l'ha detto e mi ha anche detto "come Carlo Conti ma con la e". Me l'ha detto perchè quando sono entrato sono stato un'ora a guardare questo spettacolo disumano o forse totalmente umano di queste ragazze che sputavano dentro il microfono, con tutta la voce che riuscivano a cacciare dal loro corpicino da skinny stickam caps, canzoni come It's my life o quella famosa di Lady Gaga o Pump it dei Black Eyed Peas e a un certo punto lui, Carlo Conte, s'è messo a fare una canzone della PFM quella che inizia con "quante gocce di rugiada intorno a me...", perchè ogni tanto Carlo Conte fermava le canzoni su richiesta e si metteva a suonare una canzone da solo con la base, e proprio mentre stava eseguendo il super assolo di chitarra della PFM, uno dei pochi groper italiani che erano riusciti ad entrare, - questi nomi inglesi che ogni tanto uso sono le categorie dei porno, che un po' come le categorie kantiane mi servono a pensare il mondo, il mondo come un grande film porno, lo diceva pure Freud, forse - insomma questo tipo sale sul palco mentre Carlo Conte stava dando il meglio di sè - non era malvagio a suonare - e gli grida una cosa con la sua faccia da encoxada tutta sudata e Carlo Conte gli dice di aspettare ma l'italiano insiste prende il microfono e grida "oh facci Franco Califano daiii" e il povero Conte imbastardito continua a suonare e ogni tanto mi guardava, forse perchè ero l'unico che lo stava a sentire e intanto il sole tra la nebbia filtrava già. Si vede che c'era del feeling, - che non è una sottocategoria del softcore, però in effetti potrebbe diventarla - perchè poi quando ha smesso di suonare, ha preso una birra e si è venuto a sedere vicino a me che stavo da solo sul soppalco e nel frattempo gli americani avevano assaltato il palchetto del karaoke come i pirati ma credo che nel computer fosse inserita l'opzione discoteca, tipo tastino rosso autodistruzione. Carlo Conte mi fa tutto un discorso, comunque scopro che lui mica fa solo questo di lavoro, lui in realtà coltiva la terra, sì, perchè abita in un paesino vicino Firenze, in una specie di cascina con la famgilia, cioè la moglie e due figlie della mia età, - lui si aggira sulla cinquantina - e il bello è che la famiglia non lo sa che lui la sera si arma di giubbotto di pelle, indossa la sua fender squier e si trasforma nel dio della movida di via de' Benci, non lo sa, anzi credo che abbiano un'immagine di lui tipo contadino molto quieto e razionale, anche perchè poi, parlandoci, lui è molto quieto e razionale. Comunque mi dice che sta cercando un altro lavoro adesso, perchè la famglia si sta insospettendo per sto fatto che torna alle 5 di mattina ogni volta, - lui le ha detto che fa il cameriere - però i soldi gli servono, perchè "Pino con l'agricoltura non si mangia, con la musica sì". E mi dice pure che l'animazione è l'unica cosa che funziona in Italia. E io ho pensato, in quella marmaglia di gente, che in fondo stavo dalla sua parte, e che anch'io mi dovevo coltivare delle cose vive, non morte, che non è la filosofia toscana del coltivare il proprio orticello, è un'altra cosa, e mi dovevo pure coltivare un'altra vita, tipo Dexter, in cui incanalare tutto quello che mi serviva per non uscire pazzo, anche se a furia di coltivare sarei diventato un coltivatore compulsivo, ma non m'importava, perchè l'importante è scegliersi da quale lato della barricata stare e io in quel momento l'avevo scelto.

2 commenti:

  1. Ma Carlo non "lavorava" per Quadrifoglio?

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  2. Forse il Quadrifoglio gestisce pure l'attività culturale del Red Garter, forse il Quadrifolgio gestisce proprio tutto, e Renzi in realtà è il loro amministratore delegato.

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