Tra il dire e il mare

Un teorico della narrazione - che malgrado le apparenze non è una qualifica professionale di alcun tipo, ma una tipologia eccentrica di disoccupazione - ha detto, o meglio ha scritto, nel suo ultimo libro che si chiama, credo, suppongo "Teoria della narrazione", che prima c'era l'epica e ci piaceva tanto l'epica, poi la gente s'è stancata di leggere l'epica perché era troppo lunga ed è venuta la lirica e ci piaceva tanto la lirica, poi la lirica era troppo corta ed è venuto il romanzo, poi la gente s'è stancata proprio di leggere e sono venuti i panini del Mc Donald e i film. Comunque questo teorico ha detto che a noi, la gente, - lui è il teorico, - ci piace un sacco la narrazione, tutti i tipi di narrazione, perché ci piacciono proprio le storie, in quanto le storie sono il modo in cui immaginiamo la vita come una progressione verso qualcosa, e non come una successione sconclusionata di giorni senza senso, come la modalità di riproduzione casuale di un mp3 intergalattico - dove "m" sta per mondo, "p" per pazzo e "3" per le tre dimensioni. E ha anche detto che le trame delle storie sono il modo in cui vediamo compiere ai personaggi delle scelte che via via gli si propongono, e dentro quelle scelte ci siamo noi, con le nostre vite piene di scelte (?) che non sappiamo compiere. Ora - mentre mi trovo sulla tazza del water - vorrei rispondere a questo teorico della narrazione, dicendogli che io, nonostante legga molto - ho letto anche te, mio te(s)oricuccio - questa progressione nella vita non ce la vedo proprio per niente e più che a una trama di una narrazione la mia vita, e quella delle persone che conosco, assomiglia a un blog con bassissime interazioni, con dei post sconclusionati e frammentari, che non parlano di nessuna scelta, anzi, non parlano proprio, non li puoi neanche leggere, perché quando ti ci colleghi ti si apre una gigantesca finestra pop-up in cui ti si chiede di inserire email e password e di spuntare una casella in cui acconsenti non solo al mal trattamento della tua persona ma anche ad essere costantemente ricoperto di spam senza senso. E forse è per questo che il mio teoricucciolo diceva che abbiamo bisogno di immaginarle diversamente, queste vite, perciò Pino Scannamonaca per un po', non andrà più in città, ma in vacanza.

8 commenti:

  1. mi scappa da scrivere..ma più storia della vita cosa c'è?

    Anyway...voglio andare in vacanza con Pino...........................Mare o Montagna??

    M. (che sta bene sia con Mare che con Montagna!)

    RispondiElimina
  2. Ecco a me non sembra proprio una storia, ma per niente, se fosse una storia sarebbe una di quelle da tenere nel cassetto per sempre, una di quelle adatte solo ai cestini degli editor di mezzo mondo. Poi però dobbiamo decidere http://www.youtube.com/watch?v=6AVykXVL_xw, realizzato dal nostro Sileo tra l'altro eh.

    RispondiElimina
  3. ce l'avevi pronta questa eh...? ^_^

    io nn sono brav* a decidere...quindi se nn sei bravo manco tu...vacanza a casa! Che è sempre un bellissimo posto...dove succedono un sacco di cose...che al momento sembrano delle cazzate...ma a volte si fanno incidenti a casa, capitano storie degne del miglior thrillerozzo a casa..., e nn ne parliamo se poco poco ti affacci al balcone e ascolti lo spettegolare incessante della signora di sopra...o il tuo vicino che parla a telefono...

    Insomma..la casa come la vita...ce ne sono di storie lì dentro...il prob è quando si cerca il finale...è quello che è difficile da scrivere...perchè a tutti piace leggerlo, ma a nessuno piace scriverlo...o viverlo..

    E ora dimmi che ti ho illuminato! DIMMELO PINUZZOOOOOOO!

    M.

    RispondiElimina
  4. Azzardo...M.aaaaaaaaare??

    RispondiElimina
  5. come diceva il presidente Mao, la vita non progredisce più, semmai accumula, un mucchio di stronzate spesso accumula. Però dobbiamo pur consolarci e far finta che le stronzate non le abbiamo portate noi, le ha portate il vento, e così le riordiniamo, ce le raccontiamo e sembra che un filo logico, climatico, stagionale, ce l'abbiano pure; poi arriva derrida e dice che alla fine è proprio tutta narrazione e che le stronzate il valore le acquistano non se sono davvero stronzate ma se te le ricordi in maniera abbastanza stronza e gliele racconti a qualcuno come se lo fossero, stronzate.
    Così a me mi smantellarono il Partito ,e gli stronzi a potenza davano ai figli sommamente stronzi nomi dell'altro Partito di quegli altri stronzi dei comunisti russi, perchè di quelli si ricordavano come più stronzi di noi. Meno male che hanno smantellato pure a loro.

    La situazione è eccellente, ah?

    RispondiElimina
  6. Così a me mi smantellarono il Partito, e gli stronzi a Pisticci davano ai figli i nomi dell'altro Partito.

    Se iniziasse così il tuo romanzo (lanciato dentro l'ingiustizia!) giuro che lo comprerei.

    RispondiElimina
  7. A Pisticci il mio partito non me lo smantellano manco se de filppo fa la perestrojka.

    RispondiElimina